Battipaglia sportiva piange Matteo Lembo

Matteo Lembo è morto. Le sue condizioni di salute, già preoccupanti, si sono aggravate fino all'inevitabile ultimo rantolo di vita. Il tempo di chiedere, nei giorni che hanno preceduto l'inesorabile declino, che venisse esaudito quello che forse è stato il suo ultimo desiderio: recuperare una maglia della Battipagliese con il numero undici dietro le spalle. Il SUO numero. Perché nel suo calcio, dove i numeri indicavano un ruolo, il numero 11 lo identificava per quello che lui era in campo: un'ala, un'ala sinistra. E Lembo il suo ruolo lo interpretava nel migliore dei modi: correva lungo la fascia sinistra, saltava l'avversario, o più di uno, serviva il centravanti o, molto più comodamente per le sue doti tecniche, si accentrava e tirava, con tanta forza, direttamente in porta.... e faceva gol, tanti gol! Con la Battipagliese ne mise a segno 123 in 189 partite disputate lungo otto stagioni che lo videro laurearsi capocannoniere del campionato due volte: all'esordio in bianconero, nel 1960-61, e nell'anno dell'addio a questi colori, in serie D, nel 1968-69. Otto stagioni: praticamente una vita! Per questo Matteo Lembo ha chiesto di avere una maglia della SUA Battipagliese, che, per la verità, non ha mai realmente abbandonato, perché spesso era presente a Battipaglia per seguire le partite, di una Battipagliese anagraficamente troppo lontana dalla sua, ma che lui amava indifferentemente.
Lembo è stato un giocatore simbolo della rinascita calcistica delle zebrette negli Anni 60. A Battipaglia lo portò Lidio Massagrande, ex gloria di Venezia e Salernitana, avendolo visto giocare con la maglia del Maiori, sua città natale, in uno dei tornei che si giocavano a Salerno. Ne intuì il valore e lo portò con sé in bianconero. Il veterano nelle vesti di allenatore e giocatore, il debuttante in qualità di titolare della maglia numero 11, e furono subito scintille: 25 presenze e 28 reti all'attivo! Le otto stagioni in bianconero non furono, però, continuative poiché, per via del servizio di leva, Lembo si trasferì a Taranto, dove ebbe modo di giocare con la selezione pugliese come aveva già fatto con quella campana, che aveva contribuito a portare alla vittoria del Torneo delle regioni. Merita di essere menzionata, in tal senso, anche una convocazione con la Nazionale Dilettanti.
Espletato il servizio di leva, Lembo ritornò in una Battipagliese rinnovata e ringiovanita, alla quale fornì il suo apporto per arrivare - seppure per annessione - alla tanto agognata serie D!
Di certo lui non pati' il salto di categoria, perché continuò regolarmente a fare gol! A testimonianza, certamente, che l'allora IV Serie avrebbe dovuto essere il suo trampolino di lancio e non la sua massima aspirazione. Rimpianti? Chissà...
Lasciò la Battipagliese nel 1969 per trasferirsi alla Paganese, ma il meglio della sua carriera, così come il suo cuore, lo aveva offerto alla Battipagliese.
La foto che apre questo umile omaggio a Matteo Lembo, lo ritrae mentre segna un gol, di testa, alla Paganese. A testimonianza che Lembo era un giocatore completo, pericoloso coi piedi, di testa e... anche con le mani. Eh, sì, perché Lembo sapeva anche parare! Lo dimostrò in ben cinque occasioni sostituendosi al portiere espulso o infortunato, su campi neppure tanto tranquilli, come quelli di Nocera, Piaggine, Angri, Policoro e Pagani. Ebbene, gli andò male solo a Nocera, dove si vide superare solo nei minuti finali...
Che la terra ti sia lieve, Matteo, ti abbiamo voluto tutti bene.

Paolo De Vita

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